Comprensione e comunicazione dei rischi

02/11/2021 Autore: Gianluigi Spina

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Il socio Gianluigi Spina propone l’interessante sinossi di un suo saggio sull’origine del rischio, lo riceviamo e pubblichiamo con piacere

Fino a che punto possiamo spingerci per ampliare i nostri orizzonti? Se da una parte l’uomo ha un desiderio innato di superare determinati limiti, è d’altra parte lecito chiedersi se esiste un punto di arresto. 

Di certo vi sono accelerazioni e frenate, poiché nulla può evolversi in maniera indefinita. La possibilità di un rallentamento globale l’abbiamo vissuta più volte: crisi dei subprime, recessioni e infine la pandemia.

Sebbene il risk management preveda nella sua scala di valori questi cigni neri, resta il problema di fondo che il momento in cui l’evento potrebbe verificarsi è sconosciuto. A ben vedere, anche l’etimologia del termine “rischio” è incerta. Potrebbe derivare dal greco rhizikò (sorte/destino) o dall’arabo rizq (onere/sostentamento). In entrambi i casi si lascia intendere un riferimento ad un’incertezza iniziale che può assumere una connotazione negativa o positiva in base all’evolversi delle situazioni. 

Il rischio risulta quindi difficilmente valutabile fin da principio con esattezza e in tutti i suoi aspetti, e ciò ne costituisce, da un certo punto di vista, il suo fascino. La sua percezione varia poi da soggetto a soggetto: per alcuni imprenditori se non si intraprendono azioni con alta probabilità di fallimento significa che non si rischia abbastanza, ma questa regola non vale certo per tutti gli imprenditori!

Queste diversità sono dovute alle personali capacità razionali di gestire il rischio ma sono anche di carattere istintivo: al pari delle altre creature viventi, l’uomo ha una percezione innata del rischio. Si tratta di una percezione che permette a volte di fare scelte apparentemente irrazionali, che possono però in alcuni casi salvarci la vita o tirarci fuori da situazioni che sembrano senza via di uscita. 

A differenza degli altri esseri viventi, abbiamo però anche la possibilità di calcolare preventivamente il rischio in maniera razionale, vedi la statistica. Tuttavia, anche la statistica ha dei confini ben precisi: spesso non stabilisce un nesso causa/effetto (correlation is not causation), limitandosi pertanto ad analizzare fenomeni e fare previsioni.

Il mero calcolo del rischio può inoltre essere usato in modo poco responsabile: l’analisi quantitativa e statistica, basata solo su una comparazione dei pro et contra, che non tenga conto di fattori etici, ambientali e sociali, risulta limitata e, nel medio-lungo termine, poco sostenibile. 

Date queste limitazioni, la disciplina del risk management si è dotata di paradigmi più ampi orientandosi verso una gestione integrata dei rischi. Se ad esempio si verificano situazioni che mettono a rischio l’operatività di un’azienda (rischi operativi), una gestione integrata dei rischi verifica se queste possono incidere anche su un piano strategico-reputazionale (ad esempio in caso di danni ambientali) e di conseguenza su un piano finanziario (perdite).

In sociologia è stato poi elaborato un modello per calcolare l’amplificazione sociale del rischio (SARF, social risk amplification frame), in quanto il contesto sociale in cui opera un’azienda può amplificare o attenuare la percezione del rischio. 

Decisivo risulta poi il ruolo della comunicazione. La capacità di saper valutare accuratamente tutti i rischi non è più importante di saperne cogliere le relative interconnessioni, ma resta fondamentale saperlo comunicare sia all’interno che all’esterno dell’impresa. Si pensi ad esempio agli errori di comunicazione commessi durante la crisi pandemica, motivo per cui gli effetti del virus sono stati sottovalutati o sopravalutati, alimentando così fenomeni irrazionali di amplificazione sociale quali, ad esempio, l’accaparramento alimentare. 

A ben ponderare il rischio ci può aiutare infine anche la logica: “ex absurdo quodlibet”. Da premesse assurde può derivare qualsiasi cosa, dove per "absurdo” si può intendere ciò che è contrario alla ragione, ma più in generale anche ciò che contraddice l’ordine che guida l’universo.


Gianluigi Spina - Risk Consultant
Laurea Magistrale cum laude in Filosofia Master in Comunicazione Aziendale Risk Manager Certificato Rimap – Ferma; Socio Ordinario di ANRA Autore di pubblicazioni accademiche su: Rischio, globalizzazione ed epistemologia.