La parola agli Under 30 | L’opera d’arte ai tempi della sua tracciabilità digitale: nuovi profili di rischio
08/02/2022 Autore: Marianna Bruni
Torna la rubrica "La Parola agli Under 30" con l'interessante articolo di Marianna Bruni, Socia ANRA Under 30 e corsista ALP 2022.
L’arte è una riproduzione delle cose che, a loro volta, sono una copia delle idee. Ancora più concretamente, l’arte è da sempre riproducibile tramite, ad esempio, la litografia o i calchi. Il mondo dell’arte crea artificialmente il concetto di unicità per poter entrare in un sistema economico e per farlo ha bisogno di poter dire che un’opera d’arte è vera, unica e quindi monetizzabile. Questo processo che da sempre fa parte della sfera dell’arte tradizionale, si riproietta nell’universo digitale che ha individuato un’occasione di mercato.
L’arte digitale è arte creata attraverso tecnologie digitali impiegate sia nel processo creativo sia in quello espositivo. Proprio perché è digitale, quindi non ha una forma materiale, è facilmente riproducibile. Attraverso la tecnologia della blockchain e gli NFT si cerca di restituire all’opera d’arte digitale il prestigio di essere unica, rendendola tracciabile. Come funziona questo sistema di tracciabilità? I token non fungibili (o Non Fungible Token) rappresentano la proprietà di un bene digitale che, essendo non fungibile, non è interscambiabile e perciò unico. Essi contengono una serie di informazioni sull’opera – una sorta di carta d’identità della stessa – custodite all’interno della blockchain, un archivio di informazioni condivise e immutabili.
Diventa, dunque, possibile collezionare opere d’arte digitali registrandole sulla catena della blockchain con un numero identificativo che ne autentica la provenienza e l’originalità e ne rende sicura la vendita attraverso piattaforme dedicate. In questo modo l’arte digitale registrata sulla blockchain può definirsi criptoarte. Questo sistema consente a chiunque di scaricare l’opera d’arte potendo però sempre risalire all’autore e al proprietario.
Dando per scontato che la blockchain sia per definizione un processo sicuro, siamo comunque di fronte ad una smaterializzazione dell’arte che, comportando uno stravolgimento delle dimensioni del tempo e dello spazio, l’allontana dalla materia e così dai criteri che ne definiscono tradizionalmente il valore. Infatti, nell’arte digitale, esso si sposta dall’opera d’arte alla sua proprietà e alla sua tracciabilità: l’oggetto dello scambio non è più l’opera ma la sua titolarità che, diversamente dal supporto materiale, può persino essere condivisa.
Il modo in cui traiamo piacere dall’arte è del tutto irrazionale; e quando siamo di fronte ad un’opera d’arte digitale, interagiamo con tecnologie nuove, entusiasmanti e immersive che stimolano il nostro cervello in un modo nuovo e inaspettato. Ma perché questa nuova tecnologia ha provocato una grande euforia e quasi non si parla d’altro? Quanto di tutto questo è realmente connesso alla produzione e alla fruizione dell’arte? Si direbbe, infatti, che il fatto che un’opera d’arte digitale sia tracciabile sia diventato più importante dell’opera d’arte in sé.
Il digitale è una grande occasione per demistificare l’elitario mondo dell’arte ma la sua complessità è a sua volta una forma di mistificazione.
Nel nuovo sistema dell’arte digitale la fiducia è decentralizzata, non solo non si mettono le opere in cassaforte ma non esistono nemmeno enti regolatori ed è tutto autogestito; quindi è tutto potenzialmente esposto all’attacco hacker e non esiste garanzia di intervento. Fin qui, ogni piattaforma si è dotata di regole proprie, anche se in futuro dovranno essere creati degli standard uniformi. La crescita del numero di artisti e collezionisti di NFT di opere d’arte e l’aumento dei prezzi hanno reso necessaria un’intermediazione e un’integrazione dei modelli dell’arte tradizionale a quelli dell’arte digitale. Si stanno infatti creando spazi digitali dedicati all’editoria, alla curatela, alla discussione. Nascono i primi musei dedicati all’arte digitale, piattaforme che mettono in comunicazione mercanti d’arte e collezionisti: si riproduce la componente sociale. Così come lo spostamento di frontiera dal possesso in un luogo fisico più o meno sicuro alla consegna della titolarità nel mare magnum del cloud (il mondo delle idee) sta aprendo spazi per nuove forme di tutela. Le assicurazioni, abituate a spostare i confini dei loro servizi verso forme sempre più articolate, giocheranno il loro ruolo.
In fin dei conti, continua la narrazione intorno all’arte; e ci chiediamo se siamo di fronte a un’involuzione figlia di un processo di impoverimento, ridondanza e inflazione oppure se assistiamo ad un’ulteriore fase di democratizzazione dell’arte che merita di essere indagato, dove la tecnologia è al servizio della sua fruizione.
In ogni caso, come previsto da Platone, l’arte continua a mostrare due lati della stessa medaglia: l’attaccamento irragionevole alla materia che cela la verità e, al tempo stesso, il bello che coincide con il buono e con il vero.
Sitografia e link utili:
- https://artegenerali.com/sites/default/files/downloads/L%27Ecosistema%20Digitale%20Dell%27Arte%20-%20ARTE%20Generali_1.pdf
- https://editorial.superrare.com/2020/05/28/curating-digital-art-in-url/
- https://www.linkedin.com/pulse/nfts-what-whats-value-community-deep-dive-notes-gianluca-mauro/