Cultura di Risk Management e sport

19/04/2022 Autore: Emanuele Ceppellini

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Ottenere risultati sportivi è la punta di un iceberg fatto di non solo del lavoro di atleti e tecnici ma anche di buona governance e gestione del rischio. Due aspetti su cui federazioni e società sportive dovrebbero riflettere

Dopo la meravigliosa e trionfale estate 2021 costellata di vittorie a tinte azzurre, c’è oggi un certo malumore diffuso per il mancato raggiungimento di nuovi risultati sportivi. Il principale riferimento riguarda l’eliminazione dai Mondiali della nostra Nazionale di calcio e la mancanza di successi dei nostri club calcistici in Europa, a cui le nostre società e i nostri atleti ci avevano abituato in passato.

 Quando un movimento sportivo entra in crisi non possono essere attribuite responsabilità solo ai soggetti che lavorano “sul campo”, come atleti o tecnici, ma anche chi dirige e coordina gli aspetti federali, organizzativi e societari deve mettere in discussione il proprio operato.

 E non si deve guardare solo la punta dell’iceberg rappresentata da una sconfitta, ma analizzare il settore con ampia visione.
Ad esempio, restando nel mondo del calcio, è indubbio che società sportive affiliate alla FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio) nell’ultimo decennio siano risultate decisamente in calo e si è oltremodo registrato un numero significativo di fallimenti di società, in area professionistica e semi-professionistica.

Da osservatore giovane e appassionato, ma anche da laureando in economia e management dello sport, avendo recentemente frequentato il corso ALP di ANRA, colgo l’occasione concessa da questa finestra riservata ai giovani associati per esprimere il mio auspicio di una maggiore diffusione della cultura di Enterprise Risk Management anche nel mondo delle federazioni e delle società sportive.

A mio avviso vi sono due funzioni da rafforzare in modo significativo: la prima è quella svolta dalla governance, l’altra, ovviamente, l’area tecnico-sportiva, andandosi a concentrare in particolar modo sul settore giovanile e la sua organizzazione.
Un’osservazione che penso valga tanto che si parli di sport in una logica istituzionale e sociale - ovvero quella che spetta alla visione federativa - quanto che si affronti il tema in logica economica tipica delle maggiori società calcistiche, oggi anche quotate in Borsa.

Gli stakeholder sono tanti (tifosi su tutti) e con interessi variegati. Il calcio poi è emblematico, ma il discorso può valere per tutti gli sport, anche quelli minori, avendo cura di ben delineare i diversi interessi da tutelare.
Credo non si debba aver paura di migliorare un sistema che, spesso, oltre ad avere carenza di risultati, non permette ai giovani talenti italiani di esprimersi e valorizzarsi al massimo delle loro capacità.

Insomma, auspico il consolidarsi di una sorta di specializzazione manageriale nel mondo dello sport che importi i principi del risk management in modo strutturato, definendo gli obiettivi rispetto ai quali vanno individuati, misurati e gestiti i fattori d’incertezza che si frappongono al miglior risultato.

Poi lo sport è bello per le infinite incognite che contraddistinguono le competizioni, ma la programmazione delle attività potrebbe a mio avviso beneficiare di un approccio che dimostri maggiore cultura del rischio con visioni illuminate di medio-lungo termine.

Emanuele Ceppellini
Laureando in Sport Business & Management Link University, Consigliere d’amministrazione di ONHC Spa